Lodigiano: interroghiamoci sul futuro
La direzione verso cui orientare il futuro del nostro territorio, le scelte strategiche a sostegno dello sviluppo economico e occupazionale, i criteri con cui organizzare e potenziare servizi essenziali come sanità, sociale e istruzione sono temi complessi, che richiedono una approfondita elaborazione e la capacità di trovare una sintesi che porti ad individuare e rendere operativi gli strumenti più efficaci per raggiungere risultati concretamente positivi. Pur con questa consapevolezza, anche nello spazio di una sola serata è in realtà possibile iniziare a costruire un progetto di futuro, partendo dalla condivisione di alcuni grandi obiettivi e dall’adozione di un metodo di lavoro che favorisce il riconoscimento di una pluralità di interlocutori e la giusta considerazione di ogni contributo. L’incontro promosso il 4 maggio dall’Assemblea del Lodigiano ne ha dato una chiara dimostrazione, indicando un percorso che ora richiede di essere sviluppato, mantenendo come saldo punto di riferimento il diffuso richiamo al valore dell’unità territoriale che ha connotato la serata.
Il merito di aver fatto emergere questo punto di incontro deve essere innanzitutto riconosciuto a chi si impegna per mantenere vivo e attivo questo organismo di partecipazione che dal 2015 rientra formalmente nelle previsioni statutarie della Provincia, così come è stato molto positivo constatare che tutti i rappresentanti delle istituzioni che sono intervenuti hanno dato pronta e convinta disponibilità a lavorare insieme. E’ quindi attorno a questo cardine fondamentale, rappresentato dall’unità, che si può riprendere a costruire un’idea di futuro per il Lodigiano, a partire dalla definizione della cornice istituzionale in cui inserire questo elemento, per favorire il coordinamento delle politiche territoriali e la promozione di misure e strumenti che abbiano un respiro davvero territoriale. Sotto questo profilo, la prima riflessione da affrontare è sicuramente quella sul ruolo e le funzioni della Provincia. Occorre superare definitivamente ed in modo chiaro la condizione incerta e fragile dettata dalla legge Delrio, ripristinando innanzitutto la piena operatività dell’ente, che non può più restare nel limbo di una provvisorietà che dopo la bocciatura della riforma costituzionale non ha più ragione di protrarsi. Qualcosa in questo senso è stato fatto nell’ultimo scorcio della passata legislatura, rimuovendo i vincoli all’assunzione di personale e stanziando maggiori risorse, ma ancora non basta ad assicurare la necessaria stabilità. Bisogna anche interrogarsi sulle funzioni che la Provincia può e deve svolgere, se limitarle a quelle previste in Costituzione o se riprendere il processo di decentramento e deleghe dalla Regione a cui abbiamo assistito da metà degli anni ’90 e che naturalmente ha senso se supportato da adeguati trasferimenti di risorse.
Questo rapporto tra i territori e la Regione si inserisce inoltre nel percorso avviato dalla Lombardia per ottenere nuove e maggiori forme di autonomia, che non devono però tradursi in un “neo centralismo” regionale a scapito proprio dei territori. A questi fattori di ordine generale, si aggiunge da più parti la considerazione che forse sarebbe opportuno unire le forze del Lodigiano a quelle di altri territori, domandandosi però come realizzare questo disegno senza perdere identità, rappresentatività e autonomia decisionale. E’ il tema del rapporto con Milano, un irrinunciabile riferimento e una potenziale risorsa di sviluppo e investimento, ma anche un “gigante” ai cui piedi il Lodigiano sparirebbe, correndo il rischio di finire ai margini delle decisioni, come per esempio l’esperienza negativa della riorganizzazione della rete sanitaria fa temere. Un primo, indispensabile atto di protagonismo del Lodigiano per orientare il suo futuro (a partire dalle prospettive di sviluppo economico) è la ripresa della pianificazione territoriale, da troppo tempo ferma, per definire obiettivi, promuovere progetti strategici e porre un freno alla frammentazione delle politiche urbanistiche, che hanno un respiro che non va oltre i confini dei singoli Comuni.
Nel rispetto dell’ambiente e del nostro paesaggio, e con la giusta oculatezza nell’utilizzo del bene rappresentato dal suolo, si possono porre le condizioni per favorire gli investimenti, concentrando le diverse funzioni in aree realmente vocate, da valorizzare e sviluppare.
Al contrario, il territorio ha spesso subito i fenomeni di cambiamento, invece di governarli, perdendo anche importanti occasioni e trascurando il vantaggio di poter contare su un tessuto economico versatile, multisettoriale e molto dinamico che può rappresentare un serbatoio di offerta di servizi molto competitivi per il bacino milanese. Questi spunti, insieme a molti altri (penso in particolare al grande tema dei servizi alla persona e del sostegno alle fragilità), sono stati al centro del confronto del 4 maggio, a cui hanno partecipato tutti gli eletti del territorio, nella maggior parte dei casi portando tutti gli intervenuti a evidenziare gli stessi elementi di opportunità e di criticità. Non c’è quindi ragione per non affrontarli insieme, andando oltre qualsiasi geometria politica e qualsiasi maggioranza del momento, a partire dalle relazioni tra i Comuni, specie quelli di minori dimensioni, e la Provincia, che può svolgere una determinante funzione di supporto per garantire a tutte le nostre comunità locali, anche le più piccole, l’accesso a servizi diffusi e di qualità.
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