Dispersione scolastica

Pubblicato da Patrizia Baffi il

Il contesto

Nell’epoca attuale una cultura di qualità è indispensabile per il moderno cittadino, ancor più che nel passato.
Questo perché le condizioni mutano più velocemente ed essere pronti a rispondere velocemente è davvero una caratteristica che può fare la differenza.

Questo traguardo richiede quantomeno una scolarizzazione piena, almeno di livello secondario superiore.
Il fenomeno della dispersione scolastica tuttavia è ancora molto presente e limita le possibilità di raggiungere quel traguardo.

In molti Paesi, quindi, sono state adottate misure per monitorare il fenomeno. L’indicatore degli Early School Leavers (ESL) è uno dei più importanti e si riferisce ai giovani dai 18 ai 24 anni in possesso della sola licenza media, che sono fuori dal sistema nazionale di istruzione e da quello regionale di istruzione e formazione professionale.

Questo denota un duplice aspetto: da una parte la scuola che non riesce ad assolvere al suo compito istituzionale, dall’altro gli studenti che non sembrano trarre beneficio dal percorso scolastico.

Per dispersione scolastica si intende il processo attraverso cui si verificano ritardi, rallentamenti e uscite anticipate dal circuito scolastico, è quindi l’insieme di bocciature, delle ripetenze e degli abbandoni.

La dispersione scolastica comprende diversi fenomeni, quali l’evasione dell’obbligo, gli abbandoni della scuola secondaria superiore, il proscioglimento dall’obbligo senza conseguimento del titolo, le ripetenze, le bocciature, le assenze ripetute e le frequenze irregolari, i ritardi rispetto all’età regolare, il basso rendimento, l’assolvimento formale dell’obbligo con esiti di scarso livello.

Il profilo dei soggetti a rischio per la dispersione scolastica è così caratterizzato:

  • maschio
  • capitale culturale della famiglia basso (insieme di risorse materiali ed immateriali)
  • tappa iniziale di un ciclo scolastico
  • irregolarità scolastica: ripetenze ed interruzioni
  • motivazioni soggettive: autocolpevolizzazione o problemi nel funzionamento della scuola o in relazione alla famiglia
  • abbandono: se avviene precocemente sembra probabile il rientro
  • marginalità sociale: individui scarsamente integrati nella società o economicamente in difficoltà
  • rientro tramite corsi professionali, privati o apprendistato

Dati MIUR e regionali

Il dato effettivo, trasmesso dall’Ufficio scolastico regionale, sulla dispersione scolastica in Lombardia è del 12,7%, mentre il tasso medio nazionale 13,8% contro il 20,8% di dieci anni fa. L’Italia si avvicina dunque all’obiettivo Europa 2020, al raggiungimento del livello del 10%.

Dai dati emessi dal sito del Miur, per il nuovo anno scolastico 2018/2019 si sono registrate 590 mila iscrizioni per frequentare le scuole superiori, ma 130 mila studenti non completeranno il percorso quinquennale per il raggiungimento del titolo di diploma, questi sono i dati del Ministero che studia nel frattempo piani per porre fine all’abbandono scolastico, soprattutto nelle regioni più a rischio abbandono scolastico.

130 mila studenti che non raggiungeranno il titolo di studio di diploma sono tanti quanto l’intera popolazione della regione Toscana, sebbene la dispersione scolastica sia inferiore nelle regioni del nord Italia, in particolare la dispersione scolastica più frequente si registra presso gli istituti professionali, guardiamo ora le percentuali di abbandono suddivise per indirizzo di studio:

  • istituto professionale (32,1%)
  • istituto tecnico (27,3%)
  • liceo artistico (20,6%)
  • liceo delle scienze umane (18,0%)
  • liceo scientifico (19,8%)
  • liceo classico (17,7%)

Sebbene siano già in atto piani per evitare l’abbandono degli studi i risultati tardano ancora a vedersi, è ancora molto alto anche il dispendio economico che lo Stato ogni anno investe per la formazione degli studenti, calcolati infatti circa 6.914,31 euro l’anno per ogni studente della scuola secondaria superiore.

La mappa proposta qui di seguito rappresenta le percentuali di early school leavers rilevate nei Paesi membri e evidenzia la criticità che dobbiamo saper affrontare :

Politiche nazionali

La Raccomandazione del Consiglio della UE ad avvio di questo decennio, alla cui stesura l’Italia ha molto contribuito, suggerisce che le strategie globali per combattere l’abbandono precoce comprendano tre tipologie di misure:

  • Misure di prevenzione, tese ad affrontare i problemi strutturali che possono causare l’abbandono precoce.
  • Misure di intervento, con l’obiettivo di combattere qualunque difficoltà degli studenti al suo manifestarsi, migliorando la qualità dell’istruzione e della formazione e offrendo un sostegno mirato.
  • Misure di compensazione, che creino nuove opportunità per ottenere una qualifica per coloro che hanno abbandonato precocemente i percorsi di istruzione e formazione.

Interventi adottati dalla Commissione VII della Camera della Repubblica Italiana:

  • aumentare gli investimenti per rendere le scuole più sicure, accoglienti e inclusive facendone anche luoghi comunitari e partendo, possibilmente, proprio dai quartieri di massima crisi nonché dalle aree interne spopolate secondo le indicazioni emerse per tale obiettivo
  • proseguire sulla strada disegnata dal D.Lgs. n. 65 del 13 aprile 2017 relativo al segmento 0-6 aumentando fortemente la presenza di asili-nido e servizi per la prima infanzia e di programmi di sostegno alla genitorialità, in particolare per la fascia di età 0-6, nel Sud e nelle aree di maggiore crisi, nelle periferie urbane e nelle zone interne
  • allargare il sistema duale sull’intero territorio nazionale superando, attraverso una sessione dedicata della conferenza stato-regioni e un patto nazionale costruito a tal fine, la evidente differenza nelle capacità di sviluppare vera formazione tra le regioni
  • potenziare anche i percorsi rivolti a giovani dopo i 18 anni di età, privi di titolo di studio, che siano in situazione di non lavoro e non formazione;
  • rinsaldare le scelte operate dalla L. 107/2015 che pone in stretto collegamento i percorsi dell’istruzione professionale con i percorsi di IeFP rafforzando lo strumento dell’alternanza scuola lavoro;
  • curare i contesti di apprendimento
  • recepire i rilievi critici e rilanciare i fondi PON, anche al fine di costituire le zone di educazione prioritaria, favorendo il loro uso efficace, rendendo maggiori le possibilità di integrazione tra scuole e altre agenzie educative dei territori su base effettivamente paritaria, promuovendo forme stabili di coordinamento nelle aree di massima crisi;
  • rilanciare, in attuazione degli obiettivi della programmazione dei fondi strutturali europei FSE 2014 – 2020, (UE 2014), un dispositivo specifico tipo prototipi detti F3 per tutte le aree di massima crisi recependo le correzioni suggerite dal valutatore nazionale, integrandoli anche con quelli previsti dalla Legge di stabilità 2016 (Legge 28 dicembre 2015, n. 208 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 302 del 30 dicembre 2015) contro la povertà educativa minorile.

Politiche regionali

Con la D.g.r. n. 2641 del 14/11/2014 Regione Lombardia ha avviato una sperimentazione per la selezione di progetti pilota finalizzati alla prevenzione e alla lotta contro la dispersione scolastica. Si tratta di attività tipo laboratorio molto simili all’esperienza lavorativa, in modo di poter risvegliare curiosità ed interesse nelle persone.

Le attività, articolate in moduli formativi/laboratoriali compresi tra le 20 e le 40 ore, dovranno essere rivolte a ragazzi:

  • di età compresa tra i 12 anni già compiuti e 16 anni non compiuti;
  • iscritti al secondo o al terzo anno della scuola secondaria di primo grado, a rischio di dispersione o di insuccesso scolastico

e dovranno, attraverso le attività laboratoriali, dare la possibilità ai ragazzi di progettare, sperimentare e costruire anche semplici manufatti. Le attività dovranno essere realizzate attraverso un’azione sinergica tra scuole secondarie di primo grado, le istituzioni formative o le istituzioni scolastiche di secondo grado a indirizzo tecnico e/o professionale, in partenariato con i soggetti del territorio (cooperative, associazioni di categoria, enti locali ecc) e dovranno prevedere il coinvolgimento di ragazzi tutor delle istituzioni formative o delle istituzioni scolastiche di secondo grado della rete in qualità di “peer educator” (“educatori alla pari”). Con la delibera n. 6797 del 2017, sono state approvate le “Linee Guida per la selezione di progetti finalizzati alla prevenzione e alla lotta contro la dispersione scolastica nel triennio 2017-2019” e è stato deciso di destinare alla realizzazione di tale azione risorse complessive pari a euro 1.200.000,00 sul triennio 2017-2019.

Contrasto alla dispersione scolastica

Alcune dimensioni funzionali alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni della dispersione scolastica e dell’abbandono:

  • la personalizzazione e flessibilità dei percorsi scolastici e formativi in risposta agli specifici fabbisogni dei singoli studenti, anche attraverso modalità di apprendimento alternative rispetto alla didattica tradizionale
  • concentrare attenzione e risorse su delle buone politiche di orientamento, prevedendo interventi mirati per ragazzi/e maggiormente a rischio di abbandono e per le loro famiglie
  • promuovere interventi di natura sistemica e strutturale
  • sostenere approcci integrati e multilivello che coinvolgano i diversi attori (istituzionali e non) interessati dal problema in reti strutturate e di natura strategica

In conclusione

La capacità di affrontare le sfide future richiede un rafforzamento della capacità di diagnosi e indirizzo dell’amministrazione regionale, attraverso:

  1. Il potenziamento degli strumenti conoscitivi, per rendere più approfondita e tempestiva la conoscenza del contesto socio-economico regionale, delle sue tendenze di fondo e dei bisogni di intervento.
  2. L’individuazione puntuale delle priorità di intervento su cui concentrare le risorse e degli obiettivi da raggiungere, avendo come riferimento le regioni avanzate europee con le quali la Lombardia si confronta e compete.
  3. Il miglioramento della qualità dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione, anche attraverso la loro semplificazione e digitalizzazione.
  4. Il rafforzamento della capacità di attivazione del territorio e delle reti, che già caratterizza l’approccio regionale, agendo anche in un’ottica di integrazione trasversale delle politiche industriali, del lavoro e della formazione, e delle politiche sociali, per potenziarne le sinergie e l’efficacia.
  5. Il potenziamento del sistema di monitoraggio e di valutazione degli interventi attivati per sostenere la riflessione sulle politiche da implementare e dare continuità agli interventi che si dimostrano efficaci.
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Categorie: Generale

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