Istituti penitenziari: attività sportiva importante

Pubblicato da Patrizia Baffi il

La partecipazione attiva alle attività culturali e sportive all’interno del sistema penitenziario hanno un ruolo fondamentale nell’azione di recupero e socializzazione. Lo svolgimento di tali attività all’interno degli istituti penitenziari, pur essendo una realtà ormai consolidata, non ha un quadro normativo di riferimento particolarmente sviluppato. La maggior parte delle attività viene gestita da associazioni e volontari esterni all’Amministrazione penitenziaria, mentre un numero più esiguo è organizzato direttamente dagli istituti stessi. Il dato nazionale ci dice che nel 2017 su un numero di detenuti pari a 58.163, circa il 25% era coinvolto in almeno un’attività culturale.

Le attività ricreative, tra cui lo sport, sono considerate dal 1975, anno della riforma dell’ordinamento penitenziario, uno dei pilastri del trattamento penitenziario che dovrebbe ottenere la rieducazione del condannato.

A tal proposito abbiamo audito nella Commissione speciale di Regione Lombardia dedicata alla situazione carceraria, di cui sono componente, il CONI e l’UISP (Unione Italiana Sport per tutti), che svolgono un ruolo fondamentale all’interno dei 18 Istituti Penitenziari della Lombardia.

Il CONI ha fatto partire un importante progetto, in collaborazione con il Ministero della giustizia, che ha coinvolto alcuni istituti in tutta Italia. Il progetto “Sport in carcere” ha permesso non solo lo svolgimento di numerose attività sportive, delle discipline più diverse, ma anche la possibilità per i detenuti di apprendere le competenze necessarie a divenire insegnanti di sport (es. calcio, pallavolo, pallamano ecc.).  Cosi come molto efficace è risultato il Progetto Sport Out finanziato da Regione Lombardia.

Un  dato rilevante risiede nell’organizzazione dei progetti: solo l’8,5% delle attività risulta organizzato dall’Amministrazione penitenziaria stessa. Per il resto le iniziative sono portate avanti ad opera di enti locali, associazioni e volontari, quindi più in generale della comunità esterna. Il lavoro delle associazioni è quindi vitale al fine di mantenere e consolidare la prassi ricreativa e rieducativa nelle carceri.

Altra criticità , in molte strutture, è l’effettiva carenza di spazi adeguati che  compromette la realizzazione dei progetti, già resa difficile da un sistema di finanziamento non standardizzato, e limitato nel tempo e nella portata.

Un’ultima complessità è causata dal trasferimento dei detenuti, e la reale possibilità di portarli all’esterno, condizione che permette di  abbattere quel muro che divide l’interno dall’esterno, evitando la marginalizzazione dell’individuo al fine del suo futuro reinserimento sociale.

Nonostante gli effetti negativi che la detenzione può esercitare sulla personalità dell’individuo, la partecipazione della comunità esterna alle attività del carcere spinge il detenuto a prendere parte all’attività rieducativa. Importanza ancora maggiore nel caso dei minori, il cui reinserimento può fare la differenze per un futuro di opportunità e lontano dalla delinquenza.

Categorie: Commissione Carceri

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